Meraviglioso
Gibran! Ho fatto un sunto del suo libro.leggetelo!
Il
profeta (di Gibran)
Egli salì
sulla collina e guardò verso il mare, e vide la sua nave venire
nella nebbia. Allora le porte del cuore si spalancarono e la sua
gioia volò lontano nel mare.
Chiuse gli
occhi e pregò nel silenzio della sua anima.
Ma scendendo
dalla collina una grande tristezza si posò su di lui ed egli pensò
in cuor suo : come potrò andarmene in pace senza dolore?....
No…non
senza una ferita nello spirito lascerò questa città. Lunghi furono
i giorni di pena passati tra le sue mura e lunghe le solitarie notti;
troppi frammenti dello spirito ho seminato in queste vie, e troppi
sono i bambini della mia nostalgia che camminano nudi tra queste
colline, e io non posso allontanarmi da loro senza peso e dolore. Non
è un indumento che tolgo oggi, ma pelle che lacero con le mie stesse
mani. Non è nemmeno un pensiero quello che lascio dietro di me ma un
cuore reso dolce dalla fame e dalla sete. Tuttavia non posso
rimanere. Il mare che
chiama a sé tutte le cose mi chiama, ed io devo imbarcarmi. Io con
me porterei volentieri tutto ciò che è qui…ma non è possibile.
Una voce non può portare con sé la lingua e le labbra che le
diedero le ali. Da sola deve cercare l’etere.
Quando
arrivò ai piedi della collina si volse ancora verso il mare e vide
la sua nave avvicinarsi al porto e sulla prua i marinai, gli uomini
della sua stessa terra. E la sua anima gridò loro : Figli della mia
antica madre,voi cavalieri delle onde, quante volte avete veleggiato
nei miei sogni. E ora venite durante il mio risveglio che è il mio
sogno più profondo.
Sono pronto
a partire e il mio desiderio con vele spiegate aspetta il vento.
Solo un
altro respiro respirerò. Solo un altro sguardo d’amore volgerò
all’indietro.
E poi sarò
tra voi. Una goccia sconfinata in uno sconfinato oceano.
Il giorno
del distacco sarà forse giorno di raccolta?
E si dirà
forse che il giorno della mia vigilia sarà forse la mia alba?Un
ricercatore di silenzi io sono. E quali tesori ho trovato nei
silenzi.
Se questo è
il mio giorno del raccolto, in quali campi ho sparso il seme? E in
quali dimentiche stagioni?. Se questo è davvero il momento in cui
eleverò la mia lanterna, il guardiano della notte la riempirà
d’olio perché essa faccia luce.
E la gente
gli si fece incontro e gli disse : Non te ne andare! Tu sei stato un
meriggio nel nostro crepuscolo. Tu non sei uno straniero fra noi, e
neppure un’ospite, ma il nostro figlio. Non far sì che i nostri
occhi soffrano sin d’ora perché affamati del tuo volto. Tu hai
camminato fra noi in spirito e la tua ombra è stata una luce sui
nostri volti. Molto ti abbiamo amato, ma muto era il nostro amore e
con veli fu velato. Eppure ora esso a a te grida e
a te vorrebbe rivelarsi.
L’Amore
mai conosce la propria profondità se non nell’ora della
separazione.
Non
andartene…ancora lo supplicarono.
Egli chinò
soltanto il capo e chi gli stava vicino vide lacrime cadergli sul
petto.
Allora prima
che tu parta ti chiediamo questo : che tu ci parli e ci trasmetta la
tua verità. Noi la doneremo ai nostri figli, e questi ai loro figli
ed essa non perirà.
Nella tua
solitudine hai osservato i nostri giorni, e nella veglia hai
ascoltato il pianto e il riso del nostro sonno.
Parlaci
dell’Amore gli chiesero...
Ed egli
sollevò la testa e alzò gli occhi sulla folla, e su di essi scese
il silenzio
Quando
l’Amore vi chiama…seguitelo.
Benchè le
sue vie siano faticose e ripide
E quando le
sue ali vi avvolgono… abbandonatevi a esso.
Quantunque
la spada nascosta tra le sue piume vi possa ferire.
E quand’esso
vi parla, credetegli.
Sebbene la
sua voce possa frantumare i vostri sogni
come il
vento del nord devasta il giardino.
Perché
proprio come l’amore vi incorona così vi crocifiggerà.
Come è per
la vostra crescita, così favorisce la vostra potatura.
Così esso
scenderà alle vostre radici per scuoterle
dov’esse
sono più attaccate alla terra.
Come covoni
di grano vi raccoglie a sé.
Vi trebbia
per mettervi a nudo.
Vi setaccia
per liberarvi dalle vostre pellicole
Vi macina
sino a rendervi candidi.
Vi impasta
sino a quando non sarete flessibili
E poi vi
cede al suo sacro fuoco, affinchè voi possiate diventare pane Sacro
per la santa mensa di Dio.
Tutte queste
cose farà a voi l’amore
affinchè
possiate conoscere i segreti del vostro cuore
e in quella
conoscenza diventare così un frammento del cuore della Vita.
L’Amore
non dà nient’altro che se stesso e non prende nulla se non da sé
stesso.
L’Amore
non possiede né vuole essere posseduto poiché l’Amore basta
all’Amore.
E non
pensiate di poter dirigere il corso dell’Amore, perché è l’Amore,
se vi trova degni, a dirigere il vostro corso.
L’Amore
non ha altro desiderio se non quello di adempiersi.
E nell’Amore
fate che questi siano i vostri desideri :
Sciogliersi
ed essere come il ruscello che canta la sua melodia alla notte.
Conoscere la
pena di tanta tenerezza.
Essere
feriti dalla comprensione stessa dell’Amore, e sanguinare
volentieri con gioia.
Destarsi
all’alba con un cuore alato e render grazie per un altro giorno
d’Amore.
E nell’Amore
insieme sarete per sempre. Voi sarete insieme anche quando le bianche
ali della morte disperderanno i vostri giorni.
Lasciate che
i venti del cielo danzino tra voi.
Amatevi l’un
l’altro. Riempitevi reciprocamente la coppa.
Datevi l’un
l’altro un po’ del vostro pane.
Cantate e
danzate insieme e siate gioiosi, ma
fate che ognuno di voi possa star solo . Come sole sono le corde del
liuto sebbene vibrino della stessa musica.
Datevi il
cuore, ma non per trattenervelo l’un l’altro.
Poiché solo
la mano della Vita può contenere il vostro cuore.
E parlò
loro dei figli
-I vostri
figli, non sono i vostri figli.
Vengono
attraverso di voi, ma non da voi
E benchè
stiano con voi, tuttavia non vi appartengono.
Voi potete
dar loro solo il vostro amore. Potete dare alloggio ai loro corpi ma
non alle loro anime, poiché le loro anime dimorano nella casa del
futuro che voi non potete visitare neppure in sogno. Voi potete
sforzarvi di essere come loro, ma non cercate di renderli simili a
voi.
Poiché la
vita non và all’indietro e non si trattiene sullo ieri.
Voi siete
gli archi dai quali i vostri figli vengono proiettati in avanti, come
frecce viventi. L’arciere vede il bersaglio sul sentiero
del’infinito ed Egli vi tende con la Sua potenza in modo che le Sue
frecce vadano rapide e lontane.
Lasciatevi tendere con gioia dalla
mano del’Arciere. Poiché com’Egli ama le frecce che volano, così
ama pure l’arco che è stabile.-
E parlò
loro del dare.
Voi non
date che cosa di poco conto quando date qualcosa dei vostri beni.
E’ quando
date qualcosa di voi stessi che date veramente.
Poiché cosa
sono i vostri beni se non cose serbate e custodite per paura di
averne bisogno domani?.
Ci sono
quelli che hanno poco e danno tutto.
Questi sono
coloro che credono nella vita e nella sua generosità, e il loro
scrigno non è mai vuoto. Ci sono quelli che danno con gioia e la
loro gioia è la loro ricompensa.
E’
attraverso le mani di siffatte persone che Dio parla ed è da dietro
i loro occhi che Dio sorride alla terra. E’ bene dare quando vi
viene richiesto.
Ma è ancor
meglio capire e dare spontaneamente quando nulla vi viene chiesto.
E c’è
forse qualcosa che vorreste trattenere?...
Tutto quel
che avete verrà dato un giorno. Perciò date ora affinchè la
stagione dei doni possa essere vostra e non dei vostri eredi.
Sicuramente
colui che è degno di ricevere i giorni e le notti, è degno di
ricevere qualsiasi altra cosa da voi. E colui che ha meritato di bere
dall’oceano della vita merita di riempire la sua coppa al vostro
piccolo ruscello.
I doni siano
le ali sulle quali voi e il donatore vi eleverete.
Vorrei che
voi poteste vivere del profumo della terra, e che, come una pianta
poteste essere sostenuti dalla luce.
Voi lavorate
per poter andare di pari passo con la terra e la sua anima. Poichè
oziare significa diventare estranei alle stagioni, e uscire dalla
processione della vita che avanza maestosamente verso l’infinito.
Quando voi lavorate siete un flauto che nel suo cuore volge in musica
il mormorio delle ore. E’ nel mantenervi con fatica
sulla terra a voi assegnata che voi in verità amate la vita, e amare
la vita attraverso la fatica significa essere molto prossimi al suo
segreto più profondo.
E io vi dico
che la vita è davvero oscurità se non c’è slancio.
E ogni
slancio è cieco se non c’è conoscenza.
E ogni
conoscenza è vana se non c’è attività. E ogni attività è vuota
se non c’è amore.
E quando voi
lavorate con amore instaurate un legame con voi stessi, con gli
altri, e con Dio.-
E gli
chiesero : cosa significa lavorare con amore?
-Significa
tessere un abito con i fili tratti dal vostro cuore, come se dovesse
indossarlo il vostro amato. Significa costruire una casa con
dedizione, come se dovesse abitarla il vostro amato. Significa
impregnare tutte le cose che fate con un respiro vestito di gioia,
come se dovesse consumarne il frutto il vostro amato.
Significa
impregnare tutte le cose che fate del soffio del vostro spirito.
E sapere che
tutti i morti benedetti a voi stanno vicino e vigilano.
E io vi dico
: è nella veglia del mezzogiorno e non nel sonno che vi renderete
conto che il vento parla dolcemente, e in egual modo, tanto alle
querce giganti quanto al più piccolo dei fili d’erba. E che grande
è solo colui che trasforma la
voce del vento in una canzone resa più dolce dal proprio sentimento.
Parlaci
della gioia e del dolore , gli chiesero.
-La vostra
gioia è il vostro dispiacere smascherato. E lo stesso pozzo dal
quale si leva il vostro riso è stato sovente colmato dalle lacrime.
E come potrebbe essere altrimenti?
Quanto più
il dolore incide in profondità nel vostro essere, tanta più gioia
potete contenere. La coppa che contiene il vostro vino non è forse
la stessa coppa che è stata scottata nel forno del vasaio?. E il
liuto che calma il vostro spirito non è forse il legno stesso
scavato dai coltelli?.
Quando siete
felici guardate nella profondità del vostro cuore e scoprirete che
ciò che ora vi sta dando gioia è soltanto ciò che prima vi ha dato
dispiacere.
Vorrei poter
raccogliere nella mia mano le vostre case per sparpagliarle come un
seminatore, su foreste e prati. Vorrei che le valli fossero le vostre
strade, e i vostri vicoli dei verdi sentieri, affinchè possiate
cercarvi l’un l’altro attraverso le vigne e arrivare col profumo
di terra nei vostri indumenti.
Ma ciò non
può ancora avverarsi.
Ma voi figli
dello spazio, irrequieti nel riposo, voi non verrete né
intrappolati, né domati. La vostra casa non sarà l’ancora, ma
l’albero della nave. Non sarà una lucente membrana che nasconde la
piaga, ma una palpebra che protegge l’occhio.
Voi non
piegherete le vostre ali per varcare la soglia, né chinerete il capo
per non urtare contro il soffitto, né tratterrete il respiro per
paura che i muri si fendano e crollino. Voi non abiterete in tombe
fatte dai morti per i vivi. Poichè ciò che in voi è sconfinato,
dimora nel palazzo del cielo, la cui porta è la bruma mattutina, e
le cui finestre sono le poesie e i silenzi della notte.
I vostri
vestiti celano gran parte della vostra bellezza. Vorrei che poteste
andare incontro al sole e al vento più con la pelle che con l’abito.
Poiché il soffio della vita è nella luce del sole, e la mano della
vita nel vento. E non dimenticate che la terra gode nel sentire su di
essa i vostri piedi nudi, e che il vento ama giocare con i vostri
capelli. A voi la terra consegna il suo frutto, e non ne verreste mai
a meno se solo sapeste come riempirvene le mani..
E’
scambiandovi i doni della terra che voi troverete l’abbondanza e
sarete soddisfatti.
Poiché lo
spirito maestro della terra non potrà dormire pacificamente finchè
i bisogni del più piccolo non siano soddisfatti.-
Parlaci
della colpa, gli dissero.
-E’ quando
il vostro spirito vaga controvento, che, soli, e senza protezione,
fate dei torti agli altri e quindi a voi stessi. E per quell’errore
commesso dovrete bussare e aspettare a lungo, trascurati, alla porta
dei beati. Il vostro io divino è come l’oceano, resta sempre
incontaminato, e come l’etere solleva solo ciò che è alato. Il
vostro io divino è puro come il sole, non conosce le vie della
talpa, né cerca le tane del serpente. Ma nel vostro essere non abita
solo l’io divino. Molto in voi è ancora uomo, e molto in voi non è
ancora uomo ma solo un pigmeo informe che cammina addormentato nella
nebbia in cerca del suo stesso risveglio. Ma è dell’uomo in voi di
cui ora vorrei parlare, giachè è lui, e non il vostro io divino, o
il pigmeo nella nebbia, che conosce la colpa ela punizione
della colpa. Ma Io vi dico, che proprio come il santo e il giusto non
possono elevarsi oltre ciò che vi è di più elevato in ognuno di
voi, così il malvagio e il debole non possono cadere al di sotto di
ciò che vi è pure di più infimo in ciascuno di voi. E come una
singola foglia non ingiallisce se non con la silenziosa
consapevolezza di tutta la pianta, così il malfattore non può
compiere il male senza la volontà nascosta di voi tutti. Voi
camminate insieme, in processione, verso il vostro io divino. Siete
la via e i viandanti. E quando qualcuno di voi cade, cade a favore di
chi sta dietro di lui : un ammonimento dell’origine della pietra
che è all’origine dell’inciampo. Sì, e cade per chi gli sta
davanti che, sebbene abbia piedi più veloci e sicuri, non ha
tuttavia rimosso quella pietra.
Ma voi che
camminate di fronte al sole quali immagini disegnate sulla terra vi
potranno trattenere?
E voi che
viaggiate nel vento, quale banderuola dirigerà il vostro corso?
Quale legge
fatta dall’uomo vi legherà se spezzerete il vostro giogo e non vi
sarà nessuna porta di prigione umana?
Quali leggi
temerete se ballerete senza imbattervi in nessuna catena di ferro?
E chi vi
porterà a giudizio se strapperete la vostra veste senza lasciarla su
nessun sentiero d’uomo?.-
Parlaci del
dolore gli chiese una donna.
Ed egli
disse : - il dolore è la rottura dell’involucro che comprende la
vostra comprensione. Come il nocciolo del frutto deve rompersi,
affinchè il suo cuore possa stare al sole, così voi dovete
conoscere il dolore.-
Parlaci
della conoscenza di noi stessi gli chiesero.
Ed egli
rispose : - I vostri cuori conoscono in silenzio i segreti dei giorni
e delle notti.
Ma le vostre
orecchie sono assetate del suono di quella conoscenza. Voi vorreste
sapere in parole ciò che avete sempre saputo in pensiero. La
sorgente nascosta della vostra anima dovrebbe per forza scaturire e
scorrere mormorando verso il mare.
E ai vostri
occhi si svelerebbe il tesoro delle vostre infinite profondità. Ma
fate che non vi siano bilance a pesare il vostro tesoro sconosciuto.
L’anima
cammina per tutti i sentieri. L’anima non cammina su di una linea,
né cresce come una canna. L’anima si schiude come un fiore di loto
dagli innumerevoli petali.-
E un giovane
gli disse : parlaci dell’amicizia.
Ed egli
rispose.
-L’amico è
il vostro bisogno corrisposto. E’ il campo che seminate con amore e
mietete rendendo grazie. E’ la vostra mensa e il vostro focolare.
Perché a lui giungete affamati e in cerca di pace. Quando l’amico
vi dice quel che pensa non abbiate timore di dire il sì o il no che
sono nella vostra mente. E quand’è silenzioso, il vostro cuore non
cessi di ascoltare il suo cuore. Quando lasciate l’amico non
rattristatevi, perché ciò che di più amate in lui può sembrarvi
più chiaro durante la sua assenza. E fate che nell’amicizia non vi
sia altro fine se non l’approfondimento dello spirito. E che il
meglio di voi sia per l’amico vostro. Cercatelo sempre nelle ore da
vivere perché è nella rugiada delle piccole cose che il cuore trova
il suo mattino e si ristora.-
Parlaci del
tempo gli chiesero.
-Voi
vorreste misurare il tempo che non ha misure e non può essere
misurato. Regolereste la vostra condotta e dirigereste persino il
corso del vostro spirito a seconda delle ore e delle stagioni. Del
tempo ne fareste un ruscello sulla cui riva vi siedereste a guardarlo
scorrere. Eppure, ciò che in voi è senza tempo è consapevole
dell’eternità della vita. E sa che l’oggi non è che il ricordo
di ieri e che il domani non è che il sogno di oggi. E che ciò che
in voi canta e contempla, dimora tuttora nei confini di quel primo
momento che nello spazio disseminò le stelle. Chi tra di voi non
sente che la sua facoltà d’amare è illimitata?. E che l’amore
vero, racchiuso nel centro del suo essere viene messo in moto da un
pensiero d’amore verso un altro pensiero d’amore?.-
Parlaci
della preghiera…
Ed egli
disse.
-Voi pregate
nel dispiacere e nel bisogno, io vorrei che invece voi riusciste a
pregare anche nella pienezza della vostra gioia e nei giorni
del’abbondanza. Poiché cos’è la preghiera se non l’espansione
di voi stessi nello spirito vivente?.
Emanate la
luce del vostro cuore!.-
Parlaci del
piacere, gli chiesero.
-Il piacere
è un canto di libertà, ma non è la libertà.
E’ la
fioritura dei vostri desideri ma non il loro frutto.
E’ una
profondità che invoca un’altezza
Ma non è né
il mare né il cielo.
E’
l’ingabbiato che prende il volo ma non è spazio racchiuso.
In verità
il piacere è un canto di libertà
E io vorrei
proprio che voi la cantaste con pienezza di cuore
Senza però
perdere il cuore nel canto.
Alcuni dei
vostri giovani cercano il piacere come se fosse tutto
E vengono
giudicati e biasimati
Io non li
giudicherei né li biasimerei…Li lascerei cercare.
Poiché essi
troveranno il piacere, e non soltanto il piacere.
E vi sono
quelli tra voi che non sono né giovani per cercare, né vecchi per
ricordare.
E nella loro
paura di cercare e ricordare rifuggono da tutti i piaceri per timore
di violare o trascurare lo spirito. Ma persino nella loro rinuncia è
il piacere.
Ma ditemi :
chi può offendere lo spirito?
Può
l’usignolo offendere il silenzio della notte o la lucciola le
stelle?
E potrà la
vostra fiamma o il vostro fumo opprimere il vento?
Voi pensate
che lo spirito sia una fonte d’acqua cheta che si possa agitare con
un bastone?.Spesso nel negarvi un piacere non fate che immagazzinare
il desiderio nei recessi del vostro essere. E chissà che ciò che
sembra omesso oggi non aspetti il domani? Persino il vostro corpo
conosce il suo retaggio e il suo leggitimo bisogno e non si lascerà
ingannare. E il vostro corpo è l’arpa della vostra anima. Spetta a
voi trarne dolce musica o suoni confusi.-
Parlaci
della bellezza.
Ed egli
rispose.
-Dove
cercherete la bellezza, e come la troverete, se essa non è la vostra
strada e la vostra guida? E come potrete parlare di essa se non è
essa stessa la tessitrice del vostro discorso?. Quando voi parlate
della bellezza, in verità non parlate di essa ma di bisogni
La bellezza
è la vita quando la vita svela il suo santo volto.
Ma voi siete
la vita, e voi siete il velo.
La bellezza
è l’eternità che si contempla allo specchio
Ma voi
siete l’eternità
E voi
lo specchio.-
Parlaci
della religione chiesero.
Ed egli
disse : -ho forse parlato di qualcos’altro oggi?
Religione
non è forse ogni atto e ogni riflessione?. E ciò che non è né
atto né riflessione ma una continua meraviglia e sorpresa che
scaturisce nell’anima, persino quando le mani spaccano la pietra o
tendono il telaio?.chi può mai separare la sua fede dalle azioni, o
il suo credo dalle sue occupazioni. Chi può mai distribuire le ore
davanti a sé e dire : questa per me, questa per Dio, questa per la
mia anima e quest’altra per il mio corpo?.
Tutte le
vostre ore sono ali che palpitano attraverso lo spazio da tutt’uno
a tutt’uno.
E colui per
il quale l’adorazione è una finestra, da aprire ma anche da
chiudere, non ha ancora visitato la casa della sua anima le cui
finestre rimangono spalancate dall’alba all’alba.
E’ la
vostra vita quotidiana il vostro tempio e la vostra religione.
Ogniqualvolta
vi entrate , portate con voi il vostro tutto. Portate l’aratro e la
fucina, il mazzuolo e il liuto, le cose che avete fatto per necessità
o per diletto. E con voi portate tutti gli uomini. E se volete
conoscere Dio, non siate solutori di
enigmi. Piuttosto guardatevi attorno e Lo vedrete giocare coi vostri
bambini.-
Parlaci ora
della morte…
Ed egli
rispose.
-Voi
vorreste conoscere il segreto della morte. Ma come potrete scoprirlo
se non lo cercate nel cuore della vita?.
Il gufo, che
ha occhi limitati alla notte e ciechi di giorno non può svelare il
mistero della luce. Se volete davvero afferrare lo spirito della
morte spalancate il vostro cuore sul corpo della vita. Poiché la
vita e la morte sono unite e indivisibili, proprio come lo sono il
fiume e il mare. Nel profondo delle vostre speranze e desideri giace
la silenziosa conoscenza dell’aldilà. E come semi sognanti sotto
la neve, il vostro cuore sogna la primavera.
Abbiate fede
nei vostri sogni, giachè in essi è nascosto il cancello
dell’eternità.
La vostra
paura della morte non è che il tremito del pastore al cospetto del
re che sta per imporgli le mani in segno d’onore. Ma sotto il suo
tremito non è forse egli gioioso perché porterà poi l’emblema
del re?. Poichè cosa significa morire se non stare nudi nel vento e
sciogliersi al sole?. E cosa significa cessare di respirare se non
liberare il respiro dai suoi incessanti flussi affinch’esso possa,
lieve e disciolto,elevarsi, espandersi, e cercare Dio?
Solo quando
berrete dal fiume del silenzio canterete davvero.
E quando
avrete raggiunto la cima del monte, allora comincerete a scalare.
E quando la
terra reclamerà le vostre membra, allora danzerete veramente. -
Ed essi gli
dissero : benedetto sia questo giorno e questo luogo, e il tuo
spirito che ha parlato.
Ed egli
rispose : - son’io che ho parlato? Non ero anch’io un
ascoltatore?..-
Poi discese
i gradini del tempio e tutti lo seguirono. Raggiunse la nave e restò
in piedi sul ponte. E volgendosi di nuovo verso la folla disse a gran
voce : Il vento mi ordina di partire ed io sono meno impaziente del
vento, eppure devo andare. Noi, vagabondi, sempre in cerca della via
più solitaria, non iniziamo un giorno dove ne abbiamo terminato un
altro; e nessun alba ci trova dove il tramonto ci ha lasciati. Anche
quando la terra dorme noi viaggiamo. Noi siamo i semi della pianta
tenace; è nella nostra maturità e pienezza di cuore che veniamo
consegnati e sparpagliati.
Brevi furono
i miei giorni fra voi, e ancora più brevi le parole da me
pronunciate. Ma se la mia voce dovesse affievolirsi nelle vostre
orecchie, e il mio amore svanire dal vostro ricordo,allora io
tornerò, e parlerò con cuore più ricco e labbra più cedevoli allo
spirito. Sì, io ritornerò con il riflusso, e benchè la morte possa
nascondermi, e il più grande silenzio avvilupparmi , ancora una
volta cercherò la vostra comprensione.
E non
cercherò invano.
Se quanto ho
detto è verità, quella verità vi si manifesterà con voce più
chiara e con parole più affini ai vostri pensieri.
Vado col
vento, ma non nel vuoto.
E se
quest’oggi non è una realizzazione dei vostri bisogni e
dell’amore mio, che questa sia allora una promessa per un altro
giorno.
Le esigenze
dell’uomo cambiano, ma non il suo amore, né il desiderio che
l’amore soddisfi le sue neccessità.
Quindi
sappiate che dal più grande silenzio io tornerò.
La bruma che
all’alba se ne va lasciando solo rugiada nei campi, si alzerà, si
raccoglierà in una nuvola e cadrà con la pioggia.
Ed io non
diverso dalla bruma sono stato.
Nel silenzio
della notte ho camminato per le vostre strade, il mio spirito è
penetrato nelle vostre case. I vostri battiti erano nel mio cuore, il
vostro respiro sul mio viso, e vi ho conosciuti tutti.
Sì, io ho
conosciuto la vostra gioia e il vostro dolore, e nel vostro sonno i
vostri sogni furono i miei.
E spesso
sono stato tra voi un lago tra le montagne.
Ho
specchiato le cime e i pendii a curve che sono in voi, e le greggi di
passaggio dei vostri pensieri e desideri.
Al mio
silenzio giunsero come ruscelli le risa dei vostri bimbi....
e, come
fiumi gli ardenti desideri dei vostri giovani. E quand’essi furono
penetrati nel mio profondo, i fiumi e i ruscelli tuttavia non
cessarono di cantare.
Ma a me
giunse anche qualcosa di più dolce del riso e di più grande del
desiderio ardente : era l’illimitato in voi.
Il vasto
uomo nel quale non siete che cellule e legamenti; colui nel cui canto
il vostro cantare è solo un palpito senza suono.
E’
nell’uomo vasto che voi siete vasti. E’ nel guardarlo che vi ho
guardati e amati.
Poiché
quali distanze può raggiungere l’amore che non siano in quella
vasta sfera?.
Quali
visioni, attese e presunzioni possono librarsi oltre quel volo?.
Come una
gigantesca quercia ricoperta di fiori di melo è il vast’uomo in
voi.
La sua forza
vi tiene attaccati alla terra, la sua fragranza vi solleva nell’aria
e nella sua durabilità siete senza morte.
Vi è stato
detto che, come una catena, voi siete deboli quanto la vostra maglia
più debole. Questo è vero solo a metà. Voi siete pure resistenti
quanto la vostra maglia più forte. Misurarvi in base alla vostra più
piccola azione significa calcolare la potenza del’oceano dalla
fragilità della sua schiuma.
Giudicarvi
in base ai vostri insuccessi è come gettare biasimo sulle stagioni
per la loro incostanza.
Sì. voi
siete come l’oceano. E sebbene navi pesantemente arenate sulle rive
attendano la marea, tuttavia, come l’oceano,non potrete affrettare
i vostri flussi.
E pure come
le stagioni voi siete.
E quantunque
durante il vostro inverno rinneghiate la vostra primavera, tuttavia
la primavera, che in voi riposa, sorride nel suo dormiveglia e non si
offende. Io vi rivelo con parole ciò che voi stessi già conoscete
in pensiero.
I vostri
pensieri e le mie parole sono onde provenienti da una sigillata
memoria che tiene la registrazione dei nostri ieri. E degli antichi
giorni in cui la terra non sapeva di noi, né di se stessa.
E delle
notti in cui la terra fu creata nella confusione.
Saggi son
venuti da voi per darvi la loro saggezza. Io son venuto da voi per
prenderla.
E’ uno
spirito fiamma in voi che cresce sempre più, mentre voi, incuranti
della sua espansione, gemete sull’inaridimento dei vostri giorni.
E’ la vita in cerca della vita in corpi che temono la tomba.
Non ci sono
tombe qui.
Queste
montagne e pianure sono una culla e un pietra da guado.
Ogni volta
che passate per il campo in cui avete sepolto i vostri avi guardate
bene subito dopo se vedrete voi stessi e i vostri bambini che danzano
mano nella mano.
In verità
voi spesso fate festa con loro senza saperlo.
Altri son
venuti da voi, e per promesse dorate fatte alla vostra fede avete
dato loro solo ricchezza potere e gloria.
Io vi ho
dato meno di una promessa, e tuttavia siete stati con me più
generosi. Mi avete dato una profonda sete di vita.
Sicuramente
non vi è dono più grande per un uomo di quello che trasforma tutte
le sue mire in labbra riarse, e tutta la vita in una sorgente. E in
ciò sta il mio onore e la mia ricompensa, ogniqualvolta giungo alla
sorgente per bere, trovo l’acqua vivente stessa assetata. Ed essa
mi beve mentre io la bevo.
E sebbene io
abbia mangiato bacche tra le colline quando voi mi avreste voluto
seduto alla vostra mensa, e dormito nel portico del tempio quando mi
avreste dato volentieri asilo. Eppure, non era forse la vostra
amorosa premura verso i miei giorni e le mie notti ad addolcirmi il
cibo nella bocca e a cingermi di visioni il sonno?
E per questo
io vi benedico maggiormente.
Voi date
molto e non sapete affatto di dare.
In verità
la cortesia che si contempla allo specchio si trasforma in pietra. E
alcuni di voi mi hanno definito distante ed ebbro di solitudine e
avete detto: tiene consiglio con gli alberi della foresta ma non con
gli uomini. Siede da solo sulle cime dei colli e guarda dall’alto
la nostra città. Ma come avrei potuto vedervi se non da una grande
altezza, o da una grande distanza?. Come si può esser vicini se non
si è lontani?. E altri tra voi senza parlare, m’invocarono e
dissero: Straniero, amante di altezze irraggiungibili perché resti
tra le cime dove le aquile costruiscono i nidi? Perché cerchi
l’irraggiungibile?
Quali
tempeste cerchi di intrappolare nella tua rete?
E di quali
fantastici e nebulosi uccelli vai a caccia nel cielo?.
Vieni e sii
uno di noi. Scendi. Appaga la tua fame con il nostro pane ed estingui
la tua sete con il nostro vino.
Queste cose
dissero nella solitudine delle loro anime; ma se la loro solitudine
fosse stata più profonda essi avrebbero saputo ch’io non cercavo
che il segreto della vostra gioia e del vostro dolore, e che
inseguivo solamente il vostro io più grande che in cielo cammina.
Ma il
cacciatore era anche l’inseguito; perché molte delle mie frecce
partirono dal mio arco solo per cercare il mio stesso petto.
E il
volatore era anche il rettile; perché quando le mie ali erano aperte
nel sole la loro ombra sulla terra era una tartaruga. Ed io, il
credente, ero anche il dubitante, poiché spesso ho messo il dito
nella mia ferita per poter avere un maggior credo in voi e conoscervi
meglio. Ed è con questa fede e questa conoscenza che io dico: Voi
non siete racchiusi nei vostri corpi, né confinati in case o campi.
Ciò che voi siete sta più in alto del monte e vaga nel vento. Non è
una cosa che striscia al sole per desiderio di calore, o che scava
buche nel buio per sicurezza. Ma una cosa libera.
Uno spirito
che avviluppa la terra e si muove nell’etere.
Se queste
sono vaghe parole, allora non cercate di chiarirle. Vago e nebuloso è
l’inizio di tutte le cose, ma non la loro fine.
Ed io
gradirei che voi mi ricordaste come un inizio.
La vita e
tutto ciò che vive è concepita nella nebbia e non nel cristallo.
Nel ricordarmi, questo vorrei che ricordaste :
Ciò che in
voi sembra essere il più debole e incerto, è invece il più forte
e risoluto. Non è il vostro respiro che ha eretto e solidificato la
struttura delle vostre ossa?.
E non è un
sogno che nessuno di voi ricorda di aver sognato, che ha costruito la
vostra città e fatto tutto ciò che è in essa?.Se solo voi
poteste vedere i flussi di quel respiro cessereste di vedere
qualsiasi altra cosa; e se solo voi poteste udire il sussurrio del
sogno, non ascoltereste nessun altro suono.
Ma voi non
vedete, né udite, ed è bene che così sia. IL velo che vi appanna
gli occhi verrà sollevato dalle mani di chi l’ha tessuto.
E l’argilla
che vi ottura le orecchie, verrà forata dalle dita che l’hanno
impastata. E voi vedrete. E voi udirete.
Tuttavia non
vi rincrescerà di aver conosciuto la cecità
né
rimpiangerete di esser stati sordi.
Perché quel
giorno conoscerete gli scopi nascosti.
E benedirete
l’oscurità così come benedireste la luce.-
Dopo aver
detto queste cose si guardò intorno, e vide il navigatore della sua
nave alla ruota del timone che fissava ora le gonfie vele e ora
l’orizzonte.
E disse :
-Paziente, ultra paziente, è il capitano della mia nave.
Il vento
soffia e inquiete sono le vele; persino il timone implora la
direzione. Eppure il capitano attende con calma il mio silenzio.
E questi
miei marinai che hanno udito il coro del più grande mare, mi hanno
anch’essi ascoltato pazientemente.
Adesso non
dovranno più aspettare. Sono pronto.
Il fiume ha
raggiunto il mare, e ancora una volta la grande madre stringe il suo
figlio al seno.
Vi saluto.
Questo
giorno è finito.
Non
dimenticate che tornerò!.