lunedì 26 novembre 2012

Il Profeta (di Gibran)


Meraviglioso Gibran! Ho fatto un sunto del suo libro.leggetelo!
Il profeta (di Gibran)

Egli salì sulla collina e guardò verso il mare, e vide la sua nave venire nella nebbia. Allora le porte del cuore si spalancarono e la sua gioia volò lontano nel mare.
Chiuse gli occhi e pregò nel silenzio della sua anima.
Ma scendendo dalla collina una grande tristezza si posò su di lui ed egli pensò in cuor suo : come potrò andarmene in pace senza dolore?....
No…non senza una ferita nello spirito lascerò questa città. Lunghi furono i giorni di pena passati tra le sue mura e lunghe le solitarie notti; troppi frammenti dello spirito ho seminato in queste vie, e troppi sono i bambini della mia nostalgia che camminano nudi tra queste colline, e io non posso allontanarmi da loro senza peso e dolore. Non è un indumento che tolgo oggi, ma pelle che lacero con le mie stesse mani. Non è nemmeno un pensiero quello che lascio dietro di me ma un cuore reso dolce dalla fame e dalla sete. Tuttavia non posso rimanere. Il mare che chiama a sé tutte le cose mi chiama, ed io devo imbarcarmi. Io con me porterei volentieri tutto ciò che è qui…ma non è possibile. Una voce non può portare con sé la lingua e le labbra che le diedero le ali. Da sola deve cercare l’etere.
Quando arrivò ai piedi della collina si volse ancora verso il mare e vide la sua nave avvicinarsi al porto e sulla prua i marinai, gli uomini della sua stessa terra. E la sua anima gridò loro : Figli della mia antica madre,voi cavalieri delle onde, quante volte avete veleggiato nei miei sogni. E ora venite durante il mio risveglio che è il mio sogno più profondo.
Sono pronto a partire e il mio desiderio con vele spiegate aspetta il vento.
Solo un altro respiro respirerò. Solo un altro sguardo d’amore volgerò all’indietro.
E poi sarò tra voi. Una goccia sconfinata in uno sconfinato oceano.
Il giorno del distacco sarà forse giorno di raccolta?
E si dirà forse che il giorno della mia vigilia sarà forse la mia alba?Un ricercatore di silenzi io sono. E quali tesori ho trovato nei silenzi.
Se questo è il mio giorno del raccolto, in quali campi ho sparso il seme? E in quali dimentiche stagioni?. Se questo è davvero il momento in cui eleverò la mia lanterna, il guardiano della notte la riempirà d’olio perché essa faccia luce.
E la gente gli si fece incontro e gli disse : Non te ne andare! Tu sei stato un meriggio nel nostro crepuscolo. Tu non sei uno straniero fra noi, e neppure un’ospite, ma il nostro figlio. Non far sì che i nostri occhi soffrano sin d’ora perché affamati del tuo volto. Tu hai camminato fra noi in spirito e la tua ombra è stata una luce sui nostri volti. Molto ti abbiamo amato, ma muto era il nostro amore e con veli fu velato. Eppure ora esso a a te grida e a te vorrebbe rivelarsi.
L’Amore mai conosce la propria profondità se non nell’ora della separazione.
Non andartene…ancora lo supplicarono.
Egli chinò soltanto il capo e chi gli stava vicino vide lacrime cadergli sul petto.
Allora prima che tu parta ti chiediamo questo : che tu ci parli e ci trasmetta la tua verità. Noi la doneremo ai nostri figli, e questi ai loro figli ed essa non perirà.
Nella tua solitudine hai osservato i nostri giorni, e nella veglia hai ascoltato il pianto e il riso del nostro sonno.

Parlaci dell’Amore gli chiesero...
Ed egli sollevò la testa e alzò gli occhi sulla folla, e su di essi scese il silenzio

Quando l’Amore vi chiama…seguitelo.
Benchè le sue vie siano faticose e ripide
E quando le sue ali vi avvolgono… abbandonatevi a esso.
Quantunque la spada nascosta tra le sue piume vi possa ferire.
E quand’esso vi parla, credetegli.
Sebbene la sua voce possa frantumare i vostri sogni
come il vento del nord devasta il giardino.
Perché proprio come l’amore vi incorona così vi crocifiggerà.
Come è per la vostra crescita, così favorisce la vostra potatura.
Così esso scenderà alle vostre radici per scuoterle
dov’esse sono più attaccate alla terra.
Come covoni di grano vi raccoglie a sé.
Vi trebbia per mettervi a nudo.
Vi setaccia per liberarvi dalle vostre pellicole
Vi macina sino a rendervi candidi.
Vi impasta sino a quando non sarete flessibili
E poi vi cede al suo sacro fuoco, affinchè voi possiate diventare pane Sacro per la santa mensa di Dio.
Tutte queste cose farà a voi l’amore
affinchè possiate conoscere i segreti del vostro cuore
e in quella conoscenza diventare così un frammento del cuore della Vita.
L’Amore non dà nient’altro che se stesso e non prende nulla se non da sé stesso.
L’Amore non possiede né vuole essere posseduto poiché l’Amore basta all’Amore.
E non pensiate di poter dirigere il corso dell’Amore, perché è l’Amore, se vi trova degni, a dirigere il vostro corso.
L’Amore non ha altro desiderio se non quello di adempiersi.
E nell’Amore fate che questi siano i vostri desideri :
Sciogliersi ed essere come il ruscello che canta la sua melodia alla notte.
Conoscere la pena di tanta tenerezza.
Essere feriti dalla comprensione stessa dell’Amore, e sanguinare volentieri con gioia.
Destarsi all’alba con un cuore alato e render grazie per un altro giorno d’Amore.
E nell’Amore insieme sarete per sempre. Voi sarete insieme anche quando le bianche ali della morte disperderanno i vostri giorni.
Lasciate che i venti del cielo danzino tra voi.
Amatevi l’un l’altro. Riempitevi reciprocamente la coppa.
Datevi l’un l’altro un po’ del vostro pane.
Cantate e danzate insieme e siate gioiosi, ma fate che ognuno di voi possa star solo . Come sole sono le corde del liuto sebbene vibrino della stessa musica.
Datevi il cuore, ma non per trattenervelo l’un l’altro.
Poiché solo la mano della Vita può contenere il vostro cuore.


E parlò loro dei figli


-I vostri figli, non sono i vostri figli.
Vengono attraverso di voi, ma non da voi
E benchè stiano con voi, tuttavia non vi appartengono.
Voi potete dar loro solo il vostro amore. Potete dare alloggio ai loro corpi ma non alle loro anime, poiché le loro anime dimorano nella casa del futuro che voi non potete visitare neppure in sogno. Voi potete sforzarvi di essere come loro, ma non cercate di renderli simili a voi.
Poiché la vita non và all’indietro e non si trattiene sullo ieri.
Voi siete gli archi dai quali i vostri figli vengono proiettati in avanti, come frecce viventi. L’arciere vede il bersaglio sul sentiero del’infinito ed Egli vi tende con la Sua potenza in modo che le Sue frecce vadano rapide e lontane.
Lasciatevi tendere con gioia dalla mano del’Arciere. Poiché com’Egli ama le frecce che volano, così ama pure l’arco che è stabile.-


E parlò loro del dare.
Voi non date che cosa di poco conto quando date qualcosa dei vostri beni.
E’ quando date qualcosa di voi stessi che date veramente.
Poiché cosa sono i vostri beni se non cose serbate e custodite per paura di averne bisogno domani?.
Ci sono quelli che hanno poco e danno tutto.
Questi sono coloro che credono nella vita e nella sua generosità, e il loro scrigno non è mai vuoto. Ci sono quelli che danno con gioia e la loro gioia è la loro ricompensa.
E’ attraverso le mani di siffatte persone che Dio parla ed è da dietro i loro occhi che Dio sorride alla terra. E’ bene dare quando vi viene richiesto.
Ma è ancor meglio capire e dare spontaneamente quando nulla vi viene chiesto.
E c’è forse qualcosa che vorreste trattenere?...
Tutto quel che avete verrà dato un giorno. Perciò date ora affinchè la stagione dei doni possa essere vostra e non dei vostri eredi.
Sicuramente colui che è degno di ricevere i giorni e le notti, è degno di ricevere qualsiasi altra cosa da voi. E colui che ha meritato di bere dall’oceano della vita merita di riempire la sua coppa al vostro piccolo ruscello.
I doni siano le ali sulle quali voi e il donatore vi eleverete.
Vorrei che voi poteste vivere del profumo della terra, e che, come una pianta poteste essere sostenuti dalla luce.
Voi lavorate per poter andare di pari passo con la terra e la sua anima. Poichè oziare significa diventare estranei alle stagioni, e uscire dalla processione della vita che avanza maestosamente verso l’infinito. Quando voi lavorate siete un flauto che nel suo cuore volge in musica il mormorio delle ore. E’ nel mantenervi con fatica sulla terra a voi assegnata che voi in verità amate la vita, e amare la vita attraverso la fatica significa essere molto prossimi al suo segreto più profondo.
E io vi dico che la vita è davvero oscurità se non c’è slancio.
E ogni slancio è cieco se non c’è conoscenza.
E ogni conoscenza è vana se non c’è attività. E ogni attività è vuota se non c’è amore.
E quando voi lavorate con amore instaurate un legame con voi stessi, con gli altri, e con Dio.-

E gli chiesero : cosa significa lavorare con amore?
-Significa tessere un abito con i fili tratti dal vostro cuore, come se dovesse indossarlo il vostro amato. Significa costruire una casa con dedizione, come se dovesse abitarla il vostro amato. Significa impregnare tutte le cose che fate con un respiro vestito di gioia, come se dovesse consumarne il frutto il vostro amato.
Significa impregnare tutte le cose che fate del soffio del vostro spirito.
E sapere che tutti i morti benedetti a voi stanno vicino e vigilano.
E io vi dico : è nella veglia del mezzogiorno e non nel sonno che vi renderete conto che il vento parla dolcemente, e in egual modo, tanto alle querce giganti quanto al più piccolo dei fili d’erba. E che grande è solo colui che trasforma la voce del vento in una canzone resa più dolce dal proprio sentimento.

Parlaci della gioia e del dolore , gli chiesero.
-La vostra gioia è il vostro dispiacere smascherato. E lo stesso pozzo dal quale si leva il vostro riso è stato sovente colmato dalle lacrime. E come potrebbe essere altrimenti?
Quanto più il dolore incide in profondità nel vostro essere, tanta più gioia potete contenere. La coppa che contiene il vostro vino non è forse la stessa coppa che è stata scottata nel forno del vasaio?. E il liuto che calma il vostro spirito non è forse il legno stesso scavato dai coltelli?.
Quando siete felici guardate nella profondità del vostro cuore e scoprirete che ciò che ora vi sta dando gioia è soltanto ciò che prima vi ha dato dispiacere.
Vorrei poter raccogliere nella mia mano le vostre case per sparpagliarle come un seminatore, su foreste e prati. Vorrei che le valli fossero le vostre strade, e i vostri vicoli dei verdi sentieri, affinchè possiate cercarvi l’un l’altro attraverso le vigne e arrivare col profumo di terra nei vostri indumenti.
Ma ciò non può ancora avverarsi.
Ma voi figli dello spazio, irrequieti nel riposo, voi non verrete né intrappolati, né domati. La vostra casa non sarà l’ancora, ma l’albero della nave. Non sarà una lucente membrana che nasconde la piaga, ma una palpebra che protegge l’occhio.
Voi non piegherete le vostre ali per varcare la soglia, né chinerete il capo per non urtare contro il soffitto, né tratterrete il respiro per paura che i muri si fendano e crollino. Voi non abiterete in tombe fatte dai morti per i vivi.  Poichè ciò che in voi è sconfinato, dimora nel palazzo del cielo, la cui porta è la bruma mattutina, e le cui finestre sono le poesie e i silenzi della notte.
I vostri vestiti celano gran parte della vostra bellezza. Vorrei che poteste andare incontro al sole e al vento più con la pelle che con l’abito. Poiché il soffio della vita è nella luce del sole, e la mano della vita nel vento. E non dimenticate che la terra gode nel sentire su di essa i vostri piedi nudi, e che il vento ama giocare con i vostri capelli. A voi la terra consegna il suo frutto, e non ne verreste mai a meno se solo sapeste come riempirvene le mani..
E’ scambiandovi i doni della terra che voi troverete l’abbondanza e sarete soddisfatti.
Poiché lo spirito maestro della terra non potrà dormire pacificamente finchè i bisogni del più piccolo non siano soddisfatti.-

Parlaci della colpa, gli dissero.
-E’ quando il vostro spirito vaga controvento, che, soli, e senza protezione, fate dei torti agli altri e quindi a voi stessi. E per quell’errore commesso dovrete bussare e aspettare a lungo, trascurati, alla porta dei beati. Il vostro io divino è come l’oceano, resta sempre incontaminato, e come l’etere solleva solo ciò che è alato. Il vostro io divino è puro come il sole, non conosce le vie della talpa, né cerca le tane del serpente. Ma nel vostro essere non abita solo l’io divino. Molto in voi è ancora uomo, e molto in voi non è ancora uomo ma solo un pigmeo informe che cammina addormentato nella nebbia in cerca del suo stesso risveglio. Ma è dell’uomo in voi di cui ora vorrei parlare, giachè è lui, e non il vostro io divino, o il pigmeo nella nebbia, che conosce la colpa ela punizione della colpa. Ma Io vi dico, che proprio come il santo e il giusto non possono elevarsi oltre ciò che vi è di più elevato in ognuno di voi, così il malvagio e il debole non possono cadere al di sotto di ciò che vi è pure di più infimo in ciascuno di voi. E come una singola foglia non ingiallisce se non con la silenziosa consapevolezza di tutta la pianta, così il malfattore non può compiere il male senza la volontà nascosta di voi tutti. Voi camminate insieme, in processione, verso il vostro io divino. Siete la via e i viandanti. E quando qualcuno di voi cade, cade a favore di chi sta dietro di lui : un ammonimento dell’origine della pietra che è all’origine dell’inciampo. Sì, e cade per chi gli sta davanti che, sebbene abbia piedi più veloci e sicuri, non ha tuttavia rimosso quella pietra.
Ma voi che camminate di fronte al sole quali immagini disegnate sulla terra vi potranno trattenere?
E voi che viaggiate nel vento, quale banderuola dirigerà il vostro corso?
Quale legge fatta dall’uomo vi legherà se spezzerete il vostro giogo e non vi sarà nessuna porta di prigione umana?
Quali leggi temerete se ballerete senza imbattervi in nessuna catena di ferro?
E chi vi porterà a giudizio se strapperete la vostra veste senza lasciarla su nessun sentiero d’uomo?.-

Parlaci del dolore gli chiese una donna.
Ed egli disse : - il dolore è la rottura dell’involucro che comprende la vostra comprensione. Come il nocciolo del frutto deve rompersi, affinchè il suo cuore possa stare al sole, così voi dovete conoscere il dolore.-

Parlaci della conoscenza di noi stessi gli chiesero.
Ed egli rispose : - I vostri cuori conoscono in silenzio i segreti dei giorni e delle notti.
Ma le vostre orecchie sono assetate del suono di quella conoscenza. Voi vorreste sapere in parole ciò che avete sempre saputo in pensiero. La sorgente nascosta della vostra anima dovrebbe per forza scaturire e scorrere mormorando verso il mare.
E ai vostri occhi si svelerebbe il tesoro delle vostre infinite profondità. Ma fate che non vi siano bilance a pesare il vostro tesoro sconosciuto.
L’anima cammina per tutti i sentieri. L’anima non cammina su di una linea, né cresce come una canna. L’anima si schiude come un fiore di loto dagli innumerevoli petali.-


E un giovane gli disse : parlaci dell’amicizia.
Ed egli rispose.
-L’amico è il vostro bisogno corrisposto. E’ il campo che seminate con amore e mietete rendendo grazie. E’ la vostra mensa e il vostro focolare. Perché a lui giungete affamati e in cerca di pace. Quando l’amico vi dice quel che pensa non abbiate timore di dire il sì o il no che sono nella vostra mente. E quand’è silenzioso, il vostro cuore non cessi di ascoltare il suo cuore. Quando lasciate l’amico non rattristatevi, perché ciò che di più amate in lui può sembrarvi più chiaro durante la sua assenza. E fate che nell’amicizia non vi sia altro fine se non l’approfondimento dello spirito. E che il meglio di voi sia per l’amico vostro. Cercatelo sempre nelle ore da vivere perché è nella rugiada delle piccole cose che il cuore trova il suo mattino e si ristora.-
Parlaci del tempo gli chiesero.
-Voi vorreste misurare il tempo che non ha misure e non può essere misurato. Regolereste la vostra condotta e dirigereste persino il corso del vostro spirito a seconda delle ore e delle stagioni. Del tempo ne fareste un ruscello sulla cui riva vi siedereste a guardarlo scorrere. Eppure, ciò che in voi è senza tempo è consapevole dell’eternità della vita. E sa che l’oggi non è che il ricordo di ieri e che il domani non è che il sogno di oggi. E che ciò che in voi canta e contempla, dimora tuttora nei confini di quel primo momento che nello spazio disseminò le stelle. Chi tra di voi non sente che la sua facoltà d’amare è illimitata?. E che l’amore vero, racchiuso nel centro del suo essere viene messo in moto da un pensiero d’amore verso un altro pensiero d’amore?.-
Parlaci della preghiera…
Ed egli disse.
-Voi pregate nel dispiacere e nel bisogno, io vorrei che invece voi riusciste a pregare anche nella pienezza della vostra gioia e nei giorni del’abbondanza. Poiché cos’è la preghiera se non l’espansione di voi stessi nello spirito vivente?.
Emanate la luce del vostro cuore!.-

Parlaci del piacere, gli chiesero.
-Il piacere è un canto di libertà, ma non è la libertà.
E’ la fioritura dei vostri desideri ma non il loro frutto.
E’ una profondità che invoca un’altezza
Ma non è né il mare né il cielo.
E’ l’ingabbiato che prende il volo ma non è spazio racchiuso.
In verità il piacere è un canto di libertà
E io vorrei proprio che voi la cantaste con pienezza di cuore
Senza però perdere il cuore nel canto.
Alcuni dei vostri giovani cercano il piacere come se fosse tutto
E vengono giudicati e biasimati
Io non li giudicherei né li biasimerei…Li lascerei cercare.
Poiché essi troveranno il piacere, e non soltanto il piacere.
E vi sono quelli tra voi che non sono né giovani per cercare, né vecchi per ricordare.
E nella loro paura di cercare e ricordare rifuggono da tutti i piaceri per timore di violare o trascurare lo spirito. Ma persino nella loro rinuncia è il piacere.
Ma ditemi : chi può offendere lo spirito?
Può l’usignolo offendere il silenzio della notte o la lucciola le stelle?
E potrà la vostra fiamma o il vostro fumo opprimere il vento?
Voi pensate che lo spirito sia una fonte d’acqua cheta che si possa agitare con un bastone?.Spesso nel negarvi un piacere non fate che immagazzinare il desiderio nei recessi del vostro essere. E chissà che ciò che sembra omesso oggi non aspetti il domani? Persino il vostro corpo conosce il suo retaggio e il suo leggitimo bisogno e non si lascerà ingannare. E il vostro corpo è l’arpa della vostra anima. Spetta a voi trarne dolce musica o suoni confusi.-

Parlaci della bellezza.
Ed egli rispose.
-Dove cercherete la bellezza, e come la troverete, se essa non è la vostra strada e la vostra guida? E come potrete parlare di essa se non è essa stessa la tessitrice del vostro discorso?. Quando voi parlate della bellezza, in verità non parlate di essa ma di bisogni


La bellezza è la vita quando la vita svela il suo santo volto.
Ma voi siete la vita, e voi siete il velo.
La bellezza è l’eternità che si contempla allo specchio
Ma voi siete l’eternità
E voi lo specchio.-

Parlaci della religione chiesero.
Ed egli disse : -ho forse parlato di qualcos’altro oggi?
Religione non è forse ogni atto e ogni riflessione?. E ciò che non è né atto né riflessione ma una continua meraviglia e sorpresa che scaturisce nell’anima, persino quando le mani spaccano la pietra o tendono il telaio?.chi può mai separare la sua fede dalle azioni, o il suo credo dalle sue occupazioni. Chi può mai distribuire le ore davanti a sé e dire : questa per me, questa per Dio, questa per la mia anima e quest’altra per il mio corpo?.
Tutte le vostre ore sono ali che palpitano attraverso lo spazio da tutt’uno a tutt’uno.
E colui per il quale l’adorazione è una finestra, da aprire ma anche da chiudere, non ha ancora visitato la casa della sua anima le cui finestre rimangono spalancate dall’alba all’alba.
E’ la vostra vita quotidiana il vostro tempio e la vostra religione.
Ogniqualvolta vi entrate , portate con voi il vostro tutto. Portate l’aratro e la fucina, il mazzuolo e il liuto, le cose che avete fatto per necessità o per diletto. E con voi portate tutti gli uomini. E se volete conoscere Dio, non siate solutori di enigmi. Piuttosto guardatevi attorno e Lo vedrete giocare coi vostri bambini.-

Parlaci ora della morte…
Ed egli rispose.
-Voi vorreste conoscere il segreto della morte. Ma come potrete scoprirlo se non lo cercate nel cuore della vita?.
Il gufo, che ha occhi limitati alla notte e ciechi di giorno non può svelare il mistero della luce. Se volete davvero afferrare lo spirito della morte spalancate il vostro cuore sul corpo della vita. Poiché la vita e la morte sono unite e indivisibili, proprio come lo sono il fiume e il mare. Nel profondo delle vostre speranze e desideri giace la silenziosa conoscenza dell’aldilà. E come semi sognanti sotto la neve, il vostro cuore sogna la primavera.
Abbiate fede nei vostri sogni, giachè in essi è nascosto il cancello dell’eternità.
La vostra paura della morte non è che il tremito del pastore al cospetto del re che sta per imporgli le mani in segno d’onore. Ma sotto il suo tremito non è forse egli gioioso perché porterà poi l’emblema del re?. Poichè cosa significa morire se non stare nudi nel vento e sciogliersi al sole?. E cosa significa cessare di respirare se non liberare il respiro dai suoi incessanti flussi affinch’esso possa, lieve e disciolto,elevarsi, espandersi, e cercare Dio?
Solo quando berrete dal fiume del silenzio canterete davvero.
E quando avrete raggiunto la cima del monte, allora comincerete a scalare.
E quando la terra reclamerà le vostre membra, allora danzerete veramente. -

Ed essi gli dissero : benedetto sia questo giorno e questo luogo, e il tuo spirito che ha parlato.
Ed egli rispose : - son’io che ho parlato? Non ero anch’io un ascoltatore?..-
Poi discese i gradini del tempio e tutti lo seguirono. Raggiunse la nave e restò in piedi sul ponte. E volgendosi di nuovo verso la folla disse a gran voce : Il vento mi ordina di partire ed io sono meno impaziente del vento, eppure devo andare. Noi, vagabondi, sempre in cerca della via più solitaria, non iniziamo un giorno dove ne abbiamo terminato un altro; e nessun alba ci trova dove il tramonto ci ha lasciati. Anche quando la terra dorme noi viaggiamo. Noi siamo i semi della pianta tenace; è nella nostra maturità e pienezza di cuore che veniamo consegnati e sparpagliati.
Brevi furono i miei giorni fra voi, e ancora più brevi le parole da me pronunciate. Ma se la mia voce dovesse affievolirsi nelle vostre orecchie, e il mio amore svanire dal vostro ricordo,allora io tornerò, e parlerò con cuore più ricco e labbra più cedevoli allo spirito. Sì, io ritornerò con il riflusso, e benchè la morte possa nascondermi, e il più grande silenzio avvilupparmi , ancora una volta cercherò la vostra comprensione.
E non cercherò invano.
Se quanto ho detto è verità, quella verità vi si manifesterà con voce più chiara e con parole più affini ai vostri pensieri.
Vado col vento, ma non nel vuoto.
E se quest’oggi non è una realizzazione dei vostri bisogni e dell’amore mio, che questa sia allora una promessa per un altro giorno.
Le esigenze dell’uomo cambiano, ma non il suo amore, né il desiderio che l’amore soddisfi le sue neccessità.
Quindi sappiate che dal più grande silenzio io tornerò.
La bruma che all’alba se ne va lasciando solo rugiada nei campi, si alzerà, si raccoglierà in una nuvola e cadrà con la pioggia.
Ed io non diverso dalla bruma sono stato.
Nel silenzio della notte ho camminato per le vostre strade, il mio spirito è penetrato nelle vostre case. I vostri battiti erano nel mio cuore, il vostro respiro sul mio viso, e vi ho conosciuti tutti.
Sì, io ho conosciuto la vostra gioia e il vostro dolore, e nel vostro sonno i vostri sogni furono i miei.
E spesso sono stato tra voi un lago tra le montagne.
Ho specchiato le cime e i pendii a curve che sono in voi, e le greggi di passaggio dei vostri pensieri e desideri.
Al mio silenzio giunsero come ruscelli le risa dei vostri bimbi....

e, come fiumi gli ardenti desideri dei vostri giovani. E quand’essi furono penetrati nel mio profondo, i fiumi e i ruscelli tuttavia non cessarono di cantare.
Ma a me giunse anche qualcosa di più dolce del riso e di più grande del desiderio ardente : era l’illimitato in voi.
Il vasto uomo nel quale non siete che cellule e legamenti; colui nel cui canto il vostro cantare è solo un palpito senza suono.
E’ nell’uomo vasto che voi siete vasti. E’ nel guardarlo che vi ho guardati e amati.
Poiché quali distanze può raggiungere l’amore che non siano in quella vasta sfera?.
Quali visioni, attese e presunzioni possono librarsi oltre quel volo?.
Come una gigantesca quercia ricoperta di fiori di melo è il vast’uomo in voi.
La sua forza vi tiene attaccati alla terra, la sua fragranza vi solleva nell’aria e nella sua durabilità siete senza morte.
Vi è stato detto che, come una catena, voi siete deboli quanto la vostra maglia più debole. Questo è vero solo a metà. Voi siete pure resistenti quanto la vostra maglia più forte. Misurarvi in base alla vostra più piccola azione significa calcolare la potenza del’oceano dalla fragilità della sua schiuma.
Giudicarvi in base ai vostri insuccessi è come gettare biasimo sulle stagioni per la loro incostanza.
Sì. voi siete come l’oceano. E sebbene navi pesantemente arenate sulle rive attendano la marea, tuttavia, come l’oceano,non potrete affrettare i vostri flussi.
E pure come le stagioni voi siete.
E quantunque durante il vostro inverno rinneghiate la vostra primavera, tuttavia la primavera, che in voi riposa, sorride nel suo dormiveglia e non si offende. Io vi rivelo con parole ciò che voi stessi già conoscete in pensiero.
I vostri pensieri e le mie parole sono onde provenienti da una sigillata memoria che tiene la registrazione dei nostri ieri. E degli antichi giorni in cui la terra non sapeva di noi, né di se stessa.
E delle notti in cui la terra fu creata nella confusione.
Saggi son venuti da voi per darvi la loro saggezza. Io son venuto da voi per prenderla.
E’ uno spirito fiamma in voi che cresce sempre più, mentre voi, incuranti della sua espansione, gemete sull’inaridimento dei vostri giorni. E’ la vita in cerca della vita in corpi che temono la tomba.
Non ci sono tombe qui.
Queste montagne e pianure sono una culla e un pietra da guado.
Ogni volta che passate per il campo in cui avete sepolto i vostri avi guardate bene subito dopo se vedrete voi stessi e i vostri bambini che danzano mano nella mano.
In verità voi spesso fate festa con loro senza saperlo.
Altri son venuti da voi, e per promesse dorate fatte alla vostra fede avete dato loro solo ricchezza potere e gloria.
Io vi ho dato meno di una promessa, e tuttavia siete stati con me più generosi. Mi avete dato una profonda sete di vita.
Sicuramente non vi è dono più grande per un uomo di quello che trasforma tutte le sue mire in labbra riarse, e tutta la vita in una sorgente. E in ciò sta il mio onore e la mia ricompensa, ogniqualvolta giungo alla sorgente per bere, trovo l’acqua vivente stessa assetata. Ed essa mi beve mentre io la bevo.
E sebbene io abbia mangiato bacche tra le colline quando voi mi avreste voluto seduto alla vostra mensa, e dormito nel portico del tempio quando mi avreste dato volentieri asilo. Eppure, non era forse la vostra amorosa premura verso i miei giorni e le mie notti ad addolcirmi il cibo nella bocca e a cingermi di visioni il sonno?
E per questo io vi benedico maggiormente.
Voi date molto e non sapete affatto di dare.
In verità la cortesia che si contempla allo specchio si trasforma in pietra. E alcuni di voi mi hanno definito distante ed ebbro di solitudine e avete detto: tiene consiglio con gli alberi della foresta ma non con gli uomini. Siede da solo sulle cime dei colli e guarda dall’alto la nostra città. Ma come avrei potuto vedervi se non da una grande altezza, o da una grande distanza?. Come si può esser vicini se non si è lontani?. E altri tra voi senza parlare, m’invocarono e dissero: Straniero, amante di altezze irraggiungibili perché resti tra le cime dove le aquile costruiscono i nidi? Perché cerchi l’irraggiungibile?
Quali tempeste cerchi di intrappolare nella tua rete?
E di quali fantastici e nebulosi uccelli vai a caccia nel cielo?.
Vieni e sii uno di noi. Scendi. Appaga la tua fame con il nostro pane ed estingui la tua sete con il nostro vino.
Queste cose dissero nella solitudine delle loro anime; ma se la loro solitudine fosse stata più profonda essi avrebbero saputo ch’io non cercavo che il segreto della vostra gioia e del vostro dolore, e che inseguivo solamente il vostro io più grande che in cielo cammina.
Ma il cacciatore era anche l’inseguito; perché molte delle mie frecce partirono dal mio arco solo per cercare il mio stesso petto.
E il volatore era anche il rettile; perché quando le mie ali erano aperte nel sole la loro ombra sulla terra era una tartaruga. Ed io, il credente, ero anche il dubitante, poiché spesso ho messo il dito nella mia ferita per poter avere un maggior credo in voi e conoscervi meglio. Ed è con questa fede e questa conoscenza che io dico: Voi non siete racchiusi nei vostri corpi, né confinati in case o campi. Ciò che voi siete sta più in alto del monte e vaga nel vento. Non è una cosa che striscia al sole per desiderio di calore, o che scava buche nel buio per sicurezza. Ma una cosa libera.
Uno spirito che avviluppa la terra e si muove nell’etere.
Se queste sono vaghe parole, allora non cercate di chiarirle. Vago e nebuloso è l’inizio di tutte le cose, ma non la loro fine.
Ed io gradirei che voi mi ricordaste come un inizio.
La vita e tutto ciò che vive è concepita nella nebbia e non nel cristallo. Nel ricordarmi, questo vorrei che ricordaste :
Ciò che in voi sembra essere il più debole e incerto, è invece il più forte e risoluto. Non è il vostro respiro che ha eretto e solidificato la struttura delle vostre ossa?.
E non è un sogno che nessuno di voi ricorda di aver sognato, che ha costruito la vostra città e fatto tutto ciò che è in essa?.Se solo voi poteste vedere i flussi di quel respiro cessereste di vedere qualsiasi altra cosa; e se solo voi poteste udire il sussurrio del sogno, non ascoltereste nessun altro suono.
Ma voi non vedete, né udite, ed è bene che così sia. IL velo che vi appanna gli occhi verrà sollevato dalle mani di chi l’ha tessuto.
E l’argilla che vi ottura le orecchie, verrà forata dalle dita che l’hanno impastata. E voi vedrete. E voi udirete.
Tuttavia non vi rincrescerà di aver conosciuto la cecità
né rimpiangerete di esser stati sordi.
Perché quel giorno conoscerete gli scopi nascosti.
E benedirete l’oscurità così come benedireste la luce.-

Dopo aver detto queste cose si guardò intorno, e vide il navigatore della sua nave alla ruota del timone che fissava ora le gonfie vele e ora l’orizzonte.
E disse : -Paziente, ultra paziente, è il capitano della mia nave.
Il vento soffia e inquiete sono le vele; persino il timone implora la direzione. Eppure il capitano attende con calma il mio silenzio.
E questi miei marinai che hanno udito il coro del più grande mare, mi hanno anch’essi ascoltato pazientemente.
Adesso non dovranno più aspettare. Sono pronto.
Il fiume ha raggiunto il mare, e ancora una volta la grande madre stringe il suo figlio al seno.


Vi saluto.
Questo giorno è finito.
Non dimenticate che tornerò!.










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